A causa del Coronavirus 28 milioni di interventi chirurgici annullati in tutto il mondo
Italia, Europa e resto del mondo! Tutto si è fermato! Per almeno due settimane, forse di più, a causa del Coronavirus. Anche le sale operatorie, per limitare gli accessi in ospedale e diminuire il rischio di contagio, si sono fermate.
I ricercatori dell’Università di Birmingham, insieme agli analisti di CovidSurg Collaborative, hanno raccolto informazioni da chirurghi in 359 ospedali di 71 paesi nel mondo sui piani di annullamento della chirurgia elettiva. Sulla base di questi dati, hanno elaborato un modello statistico per stimare il totale degli interventi chirurgici annullati in 190 paesi. Nel periodo di 12 settimane del picco epidemico, che ha portato all’interruzione di molti servizi ospedalieri, gli interventi chirurgici elettivi annullati o rinviati potrebbero essere 28,4 milioni in tutto il mondo, cioè il 72,3% di quelli pianificati. L’analisi, pubblicata sul British Journal of Surgery, indica che per ogni ulteriore settimana di interruzione dei servizi ospedalieri ci saranno 2,4 milioni di altri interventi annullati.
Percentuale di cancellazione durante il picco di 12 settimane dovuta al COVID-19
Gli interventi sono legati a patologie di vario tipo, ma con una frequenza maggiore per gli interventi ortopedici (6,3 milioni annullati in tutto il mondo). Inoltre, a livello globale saranno 2,3 milioni gli interventi chirurgici oncologici annullati o rinviati. “Durante l’emergenza Covid-19 – commenta Aneel Bhangu, docente presso l’Unità di ricerca sulla salute globale dell’Università di Birmingham – le operazioni chirurgiche elettive sono state cancellate per ridurre il rischio di esposizione dei pazienti al Coronavirus in ospedale e per potenziare gli ospedali, ad esempio convertendo le sale operatorie in unità di terapia intensiva”.
La situazione in Italia
I ricercatori stimano che nel nostro paese l’annullamento riguarderà l’84% degli interventi di chirurgia generale, il 33% di quelli oncologici e il 25% di quelli di ostetricia. Non solo, le diagnosi di tumore e le biopsie sono calate del 52% e nei reparti di oncologia si è registrata una diminuzione del 57% delle visite: gli oncologi dichiarano che in media prima dell’insorgenza del Covid-19 visitavano circa 80 pazienti alla settimana, ma che nell’ultima settimana presa in esame ne hanno visitati 34. E purtroppo, il 45% dei malati oncologici ha rimandato la chemioterapia.
Settimane per recuperare gli arretrati
Quanto tempo servirà per recuperare questo ritardo? Dipende dalla percentuale di incremento delle attività eseguite negli ospedali (dal 10 al 30% in più rispetto all’attività pre-Covid).
Per quanto riguarda la Gran Bretagna, per esempio, si stima che se, al termine dell’interruzione, il SSN aumenterà il numero di interventi chirurgici eseguiti ogni settimana del 20% rispetto all’attività pre-pandemica, saranno necessari 44 settimane per eliminare l’arretrato.
In Italia, allo stesso incremento del 20%, ne serviranno 46.
Tuttavia, ogni settimana aggiuntiva di interruzione comporterà la cancellazione di ulteriori 43.300 interventi chirurgici, prolungando in modo significativo il periodo necessario per recuperare. “Anche se essenziali – aggiunge Bhangu – le cancellazioni rappresentano un pesante onere per i pazienti e la società. Le condizioni dei malati possono peggiorare in attesa della riprogrammazione degli interventi chirurgici. Nel caso dei pazienti oncologici, poi, interventi chirurgici ritardati possono provocare anche un aumento del numero di morti che si sarebbero potute evitare”. E poi ci sono le implicazioni economiche: “Smaltire l’arretrato degli interventi chirurgici – afferma Dmitri Nepogodiev, ricercatore presso l’Unità di ricerca sulla salute globale dell’Università di Birmingham – costerà al Servizio sanitario nazionale almeno 2 miliardi di sterline. Il governo deve garantire che al SSN siano forniti finanziamenti e risorse supplementari per accelerare la chirurgia elettiva ed eliminare l’arretrato”.