Coronavirus – Ue contro il blocco dell’export delle mascherine: “Stati condividano dispositivi”
Le mascherine Fpp2 e Fpp3 sono i modelli più utili per proteggere il personale sanitario contro l’epidemia di coronavirus.
All’Italia servono per il prossimo mese 90 milioni.
19 milioni dovrebbero arrivare dall’estero.
Pare che i camion con le scorte non siano mai partiti perché i Paesi in cui sono stati acquistati (dalla Russia alla India) hanno bloccato l’export o siano stati ‘requisiti’ da altri Paesi durante il transito.
La cosa che però ferisce noi italiani è che tra coloro che stanno rallentando i rifornimenti all’Italia ci sarebbero anche degli Stati dell’Unione europea.
Ecco perché la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, è stata costretta a tornare sulla questione delle forniture mediche, dopo che già negli scorsi giorni aveva puntato il dito contro la scarsa solidarietà tra Stati membri.
La presidente ha invitato tutti i Paesi Ue a condividere i dispositivi medici di protezione contro il coronavirus all’interno del mercato unico europeo e a bloccare invece le esportazioni di tale materiale verso Paesi extra-Ue.
Inoltre, la presidente ha annunciato l’avvio immediato di appalti pubblici congiunti con gli Stati membri per l’approvvigionamento di kit di test e ventilatori polmonari.
“La propagazione del coronavirus attraverso l’Unione europea – ha detto von der Leyen – rappresenta una vera sfida per i nostri sistemi sanitari. Dobbiamo proteggere il nostro personale sanitario, che è la nostra prima linea di difesa contro il coronavirus. Dobbiamo proteggerlo con maschere, guanti, ed equipaggiamenti di protezione”.
E finalmente sabato sera è arrivata la notizia che Germania e Francia hanno aperto alla condivisione dei loro stock di dispositivi di protezione. Ma potrebbe non bastare.
Ursula von der Leyen ha infatti precisato che:
“La Commissione sta lavorando su tre fronti: innanzitutto, lavoriamo con l’industria per aumentare la produzione; in secondo luogo, dobbiamo mantenere in Europa il materiale di protezione di cui abbiamo bisogno. Per questo, abbiamo adottato oggi un sistema di autorizzazione delle esportazioni per questi dispositivi. Ciò vuol dire che le esportazioni fuori dall’Unione europea dovranno essere autorizzate dai governi dell’Ue; questo è necessario perché noi abbiamo bisogno di questi dispositivi per i nostri sistemi sanitari. In terzo luogo, le proibizioni nazionali di vendita ad altri Stati membri dell’Unione europea sono nefaste. Nessun paese può produrre da solo tutto quello di cui ha bisogno. Oggi è l’Italia che ha bisogno rapidamente di grandi quantità di questi dispositivi medicali. Ma tra qualche settimana saranno altri Paesi ad averne bisogno. Producendo di più, mantenendo questi prodotti in Europa, e condividendoli fra noi, potremo proteggere il nostro personale sanitario e i nostri pazienti e contenere la diffusione del virus; per questo ho proposto questa soluzione Europea oggi“.
“D’altra parte, dobbiamo mantenere i flussi di merci attraverso l’Europa senza ostacoli. on possiamo immaginare che, proprio nel momento in cui aumentiamo la produzione, le industrie manchino dei componenti di cui hanno bisogno. Migliaia di autisti di autobus di camion sono bloccati alle frontiere interne, creando nuovi rischi sanitari e bloccando le nostre catene di distribuzione. Se non agiamo adesso, i negozi avranno delle difficoltà di approvvigionamento dal resto del mercato unico. In questo momento di crisi è dunque estremamente importante mantenere il nostro mercato unico in funzione. In maniera generale, le misure nazionali non funzionano che se sono coordinate con gli Stati vicini, in particolare nelle regioni transfrontaliere“.