Pubblicato l’ultimo rapporto sul monitoraggio sulla spesa sanitaria italiana. Nel 2018 la spesa sanitaria arriva a 116 mld. Peggiora il disavanzo (-1,2 mld). Boom spesa privata che supera i 32 mld.
Nel 2018 la spesa sanitaria è arrivata a 116 miliardi di euro: un dato che segnala una crescita di oltre 1,6 miliardi rispetto al 2017. Ma a crescere è anche il disavanzo delle Regioni (ante coperture, ovvero le risorse proprie che mettono gli enti locali per far quadrare i conti) che segna un -1,2 mld (nel 2017 era poco più di 1 mld). Sale anche la spesa sanitaria privata (1,8 mld in più) che arriva a 32,2 mld.
Alcuni dei numeri contenuti nell’ultimo rapporto della Ragioneria dello Stato sul Monitoraggio della spesa sanitaria 2018 evidenziano che a contribuire all’aumento della spesa è principalmente la farmaceutica ospedaliera, e gli acquisti di beni e servizi. Ma è cresciuta anche la spesa per i redditi da lavoro, mentre prosegue il calo inesorabile della spesa per la farmaceutica convenzionata.
“La presenza di due livelli di governo – segnala la Ragioneria – rende necessaria la definizione di un sistema di regole che ne disciplini i rapporti di collaborazione nel rispetto delle specifiche competenze. Ciò al fine di realizzare una gestione della funzione sanitaria pubblica che sia capace di coniugare le istanze dei cittadini in termini di bisogni sanitari ed il rispetto dei vincoli di bilancio programmati in funzione degli obiettivi comunitari discendenti dal Patto di stabilità e crescita”.
Nel report si evidenzia poi come “il mantenimento degli standard qualitativi raggiunti rende indispensabile affrontare il tema della sostenibilità dei costi del sistema sanitario pubblico in presenza di livelli di finanziamento condizionati dai vincoli finanziari necessari per il rispetto degli impegni assunti dall’Italia in sede comunitaria. Ciò richiede che si prosegua nell’azione di consolidamento e di rafforzamento delle attività di monitoraggio dei costi e della qualità delle prestazioni erogate nelle diverse articolazioni territoriali del SSN, in coerenza con l’azione svolta negli ultimi anni”. E in questo senso “l’esperienza in tale ambito, ha mostrato che esistono margini di efficientamento e di razionalizzazione del sistema che possono essere utilmente attivati per far fronte agli effetti dell’invecchiamento della popolazione senza compromettere la qualità e l’universalità dei servizi erogati”.
L’aumento della domanda di prestazioni e l’invecchiamento della popolazione. “È evidente – rimarca la Ragioneria – che per fronteggiare le tendenze espansive della domanda di prestazioni sanitarie indotte dalle dinamiche demografiche, senza compromettere il livello di benessere sanitario raggiunto, sarà necessario recuperare maggiori livelli di efficienza ed efficacia nell’azione di governance del sistema sanitario. Ciò potrebbe apparire una prospettiva ambiziosa per un settore in cui la produzione e l’erogazione delle prestazioni incide direttamente sulla salute dei cittadini. Tuttavia, l’esperienza maturata nell’ambito dell’attività di monitoraggio della spesa sanitaria che include, fra l’altro, i criteri di riparto del finanziamento, il controllo dei programmi di spesa regionali, la verifica delle performance in termini di produzione ed erogazione di servizi nonché la correzione degli andamenti rispetto a valori di benchmark, ha mostrato che esistono margini di razionalizzazione, senza compromettere la qualità e l’universalità dei servizi”.
Nel 2018 spesa sanitaria a quota 116 mld. La spesa sanitaria corrente di CE è passata nel periodo 2002-2018 da 78.977 milioni di euro a 116.000 milioni di euro con un incremento in valore assoluto pari a 37.023 milioni di euro e un tasso di crescita medio annuo del 2,4%.
Cresce il disavanzo delle Regioni. Dal 2017 dopo anni di calo, è tornato ad aumentare il disavanzo delle Regioni, e nel 2018 questo aumento si è fatto ancora più marcato attestandosi a -1,2 mld. Le performance peggiori sono della Pa di Trento (-198 mln) e la Pa di Bolzano (-269 mln) ma ricordiamo che le due province autonome (come le regioni autonome) de facto si pagano da sole la sanità e non rientrano, se non in maniera figurativa nel riparto del Fsn). Tra le Regioni ordinarie malissimo la Calabria (-168 mln) così come la Puglia (-56 mln) e il Piemonte (-51 mln).