Aumentata la richiesta di farmaci e cure gratis
Il dato che emerge è allarmante: nel corso dell’attuale anno, ben 427.177 individui si sono trovati in uno stato di povertà sanitaria, cercando assistenza presso una delle 1.892 organizzazioni convenzionate con Banco Farmaceutico per ottenere gratuitamente farmaci e cure.
L’aumento del 10,6% rispetto al 2022 mette in luce una crescente difficoltà per gli italiani nel potersi permettere le cure mediche, comprese quelle di base, come evidenziato dall’11mo Rapporto “Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci”, presentato da Banco Farmaceutico e Aifa.
Lo studio sottolinea anche un incremento della spesa farmaceutica sostenuta dalle famiglie, mentre la quota a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è diminuita. Nel 2022, la spesa farmaceutica totale ha raggiunto i 22,46 miliardi di euro, con un aumento del 6,5% rispetto al 2021 (quando la spesa era di 20,09 miliardi). Tuttavia, solo 12,5 miliardi di euro (il 55,9%) sono a carico del SSN, rispetto ai 11,87 miliardi (56,3%) del 2021.
Rimangono quindi 9,9 miliardi (44,1%) pagati dalle famiglie (erano 9,21 nel 2021, pari al 43,7%), che rispetto all’anno precedente hanno dovuto sborsare di tasca propria 704 milioni di euro in più (+7,6%). In sei anni (2017-2022), la spesa farmaceutica a carico delle famiglie è cresciuta del 22,8%. A contribuire all’aumento sono tutte le famiglie, anche quelle svantaggiate, che devono affrontare completamente il costo dei farmaci da banco, al quale si aggiunge (salvo esenzioni) il costo dei ticket.
Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Ets, ha dichiarato che quest’anno è importante sottolineare che molte persone in condizioni di povertà non riescono ad accedere alle cure non solo a causa della mancanza di risorse economiche, ma anche per la mancanza di un medico di base, scarsa conoscenza dei propri diritti in materia di salute e mancanza di una rete di supporto sociale.
La rinuncia alle visite specialistiche, cinque volte più frequente tra gli economicamente vulnerabili, compromette ulteriormente lo stato di salute di questa categoria. La povertà alimenta così la povertà di salute in un circolo vizioso senza soluzione: la percentuale di coloro in cattive o pessime condizioni di salute è più elevata tra coloro che versano in condizioni economiche precarie (6,2% rispetto al 4,3% nel 2021).
Inoltre, la qualità della vita legata a gravi problemi di salute è peggiore per chi ha risorse economiche limitate rispetto a chi gode di un reddito medio-alto (25,2% rispetto al 21,7%). Le risorse economiche, tuttavia, non preservano automaticamente da gravi patologie, specie con l’avanzare dell’età, ma consentono di affrontarne meglio le conseguenze.
Il non profit assume un ruolo significativo in questo contesto, rappresentando almeno un quinto delle strutture sanitarie italiane. Il Terzo settore, e in particolare le migliaia di istituzioni non profit, volontari e lavoratori che si occupano dei malati, sono essenziali. Come afferma Daniotti, senza di loro, “non solo l’SSN sarebbe meno sostenibile, ma il nostro Paese sarebbe umanamente e spiritualmente più povero”.
Il rapporto ricorda che le non profit attive prevalentemente nei servizi sanitari sono 12.578, occupando 103 mila persone. Di queste, 5.587 finanziano le proprie attività principalmente da fonti pubbliche, rappresentando almeno un quinto del totale delle strutture sanitarie italiane (oltre 27.000) e generando un valore pari a 4,7 miliardi di euro.
Fonte: rainews.it