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Ortopedici: 150mila interventi persi in protesica nel 2020 - CBH

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25 June 2021

Ortopedici: 150mila interventi persi in protesica nel 2020

Ortopedici: 150mila interventi persi in protesica nel 2020

Durante un’intervista, il professor Paolo Tranquilli Leali, presidente della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot), ha fatto il punto della situazione sul numero degli interventi persi.

L’agenzia Dire ha chiesto al presidente Siot la sua opinione sulle ripercussioni del Covid 19 sulla sanità, e non solo sui pazienti colpiti dal virus. Sono stati molti gli interventi di chirurgia rimandati, numerosi i pazienti ancora in attesa di essere operati.

La pandemia ha determinato un consistente accumulo di pazienti nelle liste di attesa: quanti interventi di ortopedia sono stati rinviati a causa della Covid?

Aihmè, ha toccato un tasto delicatissimo. Posso darle un numero preciso, che è quello degli interventi protesici. Nel 2019 -informa -sono stati oltre 220.700, secondo il nostro output una crescita pari al 5% in media degli ultimi dieci anni, perché siamo una popolazione che invecchia e abbiamo bisogno più frequentemente di una riparazione. L’anno scorso gli interventi persi sono stati circa 150.000, ne abbiamo cioè operati circa 70.000. E’ un qualcosa di drammatico, anche in considerazione del fatto che ci stiamo riferendo solo alla protesica. Ciò significa che quest’anno abbiamo in attesa l’output, che è indipendente dagli eventi, di 220.700 pazienti stimati, ai quali ne aggiungiamo altri 150.000: arriviamo, dunque, a circa 400.000 interventi”.

Il Dottor Tranquilli Leali denuncia inoltre che le sale operatorie lavorano a scartamento ridotto.

Non ci sono abbastanza anestesisti, perché impiegati per le rianimazioni, e le necessità di tecniche di sanificazione si sono prolungate.

La potenzialità di operare in ortopedia si è ridotta al di sotto 50%. Questo vuol dire che per smaltire questi numeri ci vogliono quattro, cinque anni!

Le conseguenze sui cittadini e la loro salute sono sia fisiche che piscologiche.

Consideriamo l’aspetto della protesica: una persona che deve sottoporsi ad un intervento di sostituzione di un’articolazione lo fa perché quella articolazione non l’aiuta più, forse la persona ha difficoltà anche a spostarsi in casa, dal bagno alla cucina, alla sala da pranzo. O se esce, difficilmente farà più di 100 metri, certamente non potrà fare attività fisica, è gravemente invalida dal punto di vista fisico”.

E dal punto di vista psicologico, i pazienti vivono nell’incertezza.

Noi ortopedici siamo in grado di dire al paziente che gli interventi sono fermi, ma non sappiamo dargli le tempistiche. Io li chiamo i ‘pazienti dimenticati’: bloccati in attesa dell’operazione, non sanno a chi chiedere, cosa domandare e non ricevono risposte.”.

Quali sono le soluzioni proposte dalla Siot per recuperare gli interventi persi?

Durante un’audizione presso la XII Commissione del Senato per il Piano nazionale di resilienza e ripresa, lo scorso marzo, il Siot ha presentato le sue proposte e soluzioni.

Per esempio, il Progetto 1,3,5 di stratificazione dei fattori di rischio dei pazienti in lista d’attesa. Servirebbe per arrivare ad individuare coloro che possono essere operati in un giorno di degenza, in tre, in cinque o in 15 giorni. In questo modo i pazienti sono seguiti nel migliore dei modi e non corrono alcun pericolo, proprio per ridurre al massimo la degenza in ospedale e i rischi. Perché oggi, purtroppo, un buon 10% dei pazienti ha paura di entrare nelle strutture sanitarie.

https://www.dire.it