Milioni di pazienti sono in emergenza. Gli specialisti chiedono un Piano Marshall
Il documento “Stato della gestione delle patologie oncoematologiche e cardiologiche durante la pandemia da Covid in Italia” traccia un’analisi della situazione che stanno vivendo 11 milioni di italiani. La FOCE (Confederazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi) ha inviato il documento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Riporta dati puntuali delle criticità riscontrate finora e, soprattutto, propone azioni concrete per un “Piano Marshall” del sistema sanitario. Il rapporto può essere letto qui nella versione integrale.
Il ritardo nella vaccinazione anti Covid delle persone ultra-fragili continua a causare tante morti evitabili. Tra queste persone ci sono 160.000 pazienti cardiologici, 150.000 pazienti e 70.000 oncoematologici, in corso di trattamento attivo o trattati negli ultimi 6 mesi, che avrebbero già dovuto ricevere i vaccini. Ma al 20 marzo, solo il 7,3% dei pazienti oncologici che ne avevano diritto è stato effettivamente vaccinato. Non è il solo problema. In queste settimane negli ospedali siamo alle prese con problemi mai risolti. Interventi rimandati, ritardi nei trattamenti, nei controlli e negli screening.
Decessi non-Covid, pesa la mancanza di assistenza
Tra marzo e dicembre 2020 – si legge nel rapporto – ci sono stati 108.178 decessi in eccesso rispetto agli anni precedenti. Se il 69% è riconducibile a Covid, almeno il 31% è rappresentato da morti legate a patologie non Covid, soprattutto tempo-dipendenti, dovute alla mancata assistenza. Basti pensare che per le malattie cardiologiche la mortalità è raddoppiata.
“È doveroso constatare che su questi aspetti dopo un anno di emergenza non è stato operato nessun intervento né strutturale, né organizzativo atto a ridurre queste criticità”, scrivono gli esperti. E ancora, per i pazienti oncologici: “Vengono diffusi dati allarmanti sulla tardività delle diagnosi e quindi l’osservazione di tumori sempre più avanzati. Inoltre, permane la segnalazione dell’eliminazione di oltre 2 milioni di esami di screening e soprattutto l’assenza di dati recenti sullo stato di recupero di questi esami, che sembra assolutamente carente su quasi tutto il territorio nazionale”.
Le priorità nelle vaccinazioni
La campagna vaccinale per Covid è poi un’altra causa dell’elevata mortalità. Un mese fa, lo scorso 10 marzo, il Ministero della Salute e il Commissario Straordinario per l’emergenza finalmente emanavano le raccomandazioni ad interim sui “gruppi target delle vaccinazioni anti-SARS-CoVID-2/COVID-19”, che accoglievano la richiesta di FOCE per la definizione delle categorie più a rischio. Anche su questo fronte, si registra una debacle, riporta il documento. “I dati attuali dimostrano che finora ben il 35% dei cittadini già vaccinati non apparteneva alla categoria a maggior rischio di letalità, e soprattutto dei circa 16 milioni di cittadini a maggior rischio solo il 38% ha finora ricevuto la vaccinazione”.
Il “Piano Marshall” per la sanità e le azioni prioritarie
Già in precedenza FOCE aveva individuato 8 azioni da portare avanti con rapidità. “Tutte le strutture di oncologia medica, di cardiologia e di ematologia devono rimanere pienamente operative anche a livello ambulatoriale. Le attività di chirurgia oncologica devono essere garantite e devono avere priorità assoluta”. Gli ospedali devono essere notevolmente potenziati in personale medico, infermieristico e tecnico e nella dotazione strutturale di posti letto e servizi al fine di colmare le lacune esistenti fra Italia e altri Paesi. Deve essere intanto ripristinata almeno la dotazione originaria di posti letto nei reparti di medicina e chirurgia atta a far fronte all’assistenza dei pazienti affetti da patologie non Covid”.
Il Piano Marshall per una riforma radicale della sanità italiana comprende azioni a breve e a medio termine.
Nel breve periodo bisogna affrontare le priorità della prevenzione primaria, della diagnosi precoce e delle cure. Serve una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini sulla necessità di riprendere le cure. Per non abbandonare i piani terapeutici e tornare in sicurezza negli ospedali. E un’altra campagna rivolta alle istituzioni nazionali e regionali, perché si riprendano gli screening e si recuperino i ritardi, campagna che Foce intende autofinanziare.
Nel medio periodo, invece, servono azioni strutturali sul piano dei finanziamenti e dell’organizzazione della medicina territoriale. “Come FOCE, siamo convinti che solo i clinici, quelli che ogni giorno vivono le corsie, hanno rapporti con i pazienti e i loro famigliari, possono avere una visione di insieme e proporre soluzioni concrete, efficaci, misurabili nel tempo, coinvolgendo i diversi attori che intervengono nella filiera. Purtroppo, nessun clinico attualmente è ricompreso negli organismi ufficiali consultivi che assumono le decisioni o che determinano le scelte anche a livello centrale”.