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21 June 2024

Italia spaccata nelle performance sociosanitarie regionali.

Italia spaccata nelle performance sociosanitarie regionali.

Il recente Rapporto Crea rivela una marcata divisione nelle performance sociosanitarie tra le regioni italiane. Con il Veneto in testa e la Calabria all’ultimo posto, lo studio evidenzia significative disparità nell’efficacia dell’assistenza sanitaria lungo la penisola.

Il 55% degli italiani vive in regioni con risultati soddisfacenti per la tutela della salute, mentre per il restante 45% la situazione è meno positiva. Questo è il principale risultato emerso dall’analisi condotta da 104 esperti del Crea Sanità, il Centro per la ricerca economica applicata in sanità, che riunisce ricercatori e docenti universitari in economia, diritto, epidemiologia, ingegneria biomedica e statistica medica. L’analisi è stata suddivisa in cinque gruppi: istituzioni, management aziendale, professioni sanitarie, utenti e industria medicale.

La suddivisione territoriale mostra che Veneto, Piemonte, Bolzano e Toscana (con oltre 13,3 milioni di abitanti) raggiungono i migliori risultati, con indici di performance superiori al 50% del livello massimo (rispettivamente 60%, 55%, 54% e 53%). Friuli-Venezia Giulia, Trento, Emilia-Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Marche e Lombardia (19,3 milioni di abitanti) ottengono la sufficienza, con livelli di performance tra il 45% e il 50%. Sardegna, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo e Puglia (circa 18,9 milioni di abitanti) mostrano livelli tra il 37% e il 44%. Infine, Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria (circa 7,5 milioni di abitanti) risultano fortemente insufficienti, con performance sotto il 35%.

Inoltre, quest’anno gli esperti hanno introdotto un sistema di monitoraggio dinamico per valutare gli effetti dell’autonomia differenziata in sanità, basato su un sottogruppo di indicatori di performance scelti nel Rapporto Crea Sanità 2024 “Opportunità di tutela della Salute: le Performance Regionali”, presentato a Roma.

Gli indici dell’analisi e il loro peso

L’analisi, che considera aspetti sanitari, economici, sociali e di equità, si basa su 20 indicatori suddivisi in cinque dimensioni: equità, appropriatezza, esiti, innovazione, economico-finanziaria e sociale. Questo approccio offre una misura reale dell’efficacia dell’assistenza sociosanitaria e permette di monitorare gli effetti dell’autonomia differenziata nel paese. Le dimensioni di appropriatezza, esiti e sociale contribuiscono per oltre il 60% alla performance complessiva (26,6%, 23,9% e 16,2% rispettivamente), seguite da innovazione (11,4%), equità (11,2%) ed economico-finanziaria (10,7%).

Esiti e appropriatezza sono ai primi posti per tutte le categorie di stakeholder, con l’eccezione dei rappresentanti delle istituzioni per l’appropriatezza. La dimensione sociale è tra le prime tre, eccetto per i rappresentanti del management aziendale. L’equità è quarta per tutte le categorie, mentre l’economico-finanziaria è tra le ultime due, eccetto per il management aziendale che la considera seconda dopo l’appropriatezza.

I miglioramenti negli ultimi cinque anni

Il rapporto mostra un miglioramento del 46% nella performance delle opportunità di tutela della salute nelle regioni negli ultimi cinque anni, con un aumento maggiore nel Mezzogiorno (+75,9%), seguito da Nord-Est (+44,9%), Nord-Ovest (+40,9%) e Centro (+37,4%). Nonostante il Sud sia ancora indietro in termini di performance, il gap tra Meridione e Settentrione si è ridotto. Tuttavia, le regioni con migliori performance non mostrano significativi miglioramenti, suggerendo possibili limiti strutturali nel sistema sanitario attuale.

Autonomia differenziata: quattro gruppi di Regioni a confronto

Il Crea ha sviluppato una metodologia per monitorare gli effetti dell’autonomia differenziata, confrontando dieci indicatori tra diversi gruppi di regioni nel periodo 2017-2022. I risultati sono stati aggregati in un “Indice Sintetico Ponderato” (ISP), che misura il rapporto tra miglioramenti e peggioramenti regionali. Un valore di “0” indica compensazione, “1” miglioramento e “-1” peggioramento.

Nel confronto tra Province/Regioni Autonome o a Statuto Speciale e le altre, l’ISP è rispettivamente di 0,38 e 0,40. Per le regioni in Piano di rientro, l’ISP è di 0,44 rispetto allo 0,37 delle altre. Infine, per le regioni che hanno richiesto l’autonomia differenziata, l’ISP è di 0,36 rispetto allo 0,40 delle altre.

Fonte: sanita24.ilsole24ore.com