La mobilità sanitaria tra regioni, il Rapporto Fondazione GIMBE
Nino Cartabellotta, il Presidente della Fondazione GIMBE, evidenzia l’ampio impatto sanitario, sociale, etico ed economico della mobilità sanitaria, sottolineando le disparità nella fornitura di servizi tra le diverse regioni italiane, in particolare tra Nord e Sud. Questa opinione è supportata dai dati del Report, che mostrano come l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto attraggano il 93,3% del saldo attivo, mentre Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo registrano un saldo passivo.
Cartabellotta sottolinea che questa disparità è diventata una “frattura strutturale” destinata ad essere accentuata dall’autonomia differenziata, che potrebbe legalmente legittimare il divario Nord-Sud nel settore sanitario, aggravando le disuguaglianze nell’accesso al diritto costituzionale alla salute. È interessante notare che le regioni settentrionali che attraggono più pazienti sono anche tra i principali sostenitori dell’autonomia differenziata. I dati del Report approfondiscono ulteriormente questa analisi.
Mobilità attiva e passiva Il Report analizza la mobilità attiva, passiva e i saldi economici, oltre ai flussi di dati inviati dalle regioni al Ministero della Salute. La Lombardia, con il 18,7%, è in testa per la mobilità attiva, seguita dall’Emilia-Romagna (17,4%) e dal Veneto (12,7%).
Altre regioni attrattive includono il Lazio (9,5%), il Piemonte (6,8%), la Toscana (4,9%) e la Campania (4,4%), che insieme rappresentano il 25,6% della mobilità attiva. Per quanto riguarda la mobilità passiva, le regioni leader sono il Lazio (12%), la Lombardia (10,9%) e la Campania (9,3%), che generano quasi un terzo della mobilità passiva con debiti superiori a 300 milioni di euro.
Se la separazione tra Nord e Sud è evidente nella mobilità attiva, le differenze sono più sfumate nella mobilità passiva. Le regioni meridionali mostrano indici significativi di fuga, ma anche quattro grandi regioni settentrionali presentano una mobilità attiva elevata, il che è attribuibile alla mobilità di prossimità, con pazienti che preferiscono spostarsi in regioni vicine con servizi sanitari di alta qualità.
Saldi attivi concentrati nel Nord Le regioni con saldi attivi superiori ai 200 milioni di euro sono tutte nel Nord, mentre quelle con saldi negativi superiori ai 100 milioni di euro sono tutte nel Sud. Questo conferma la già evidente divisione Nord-Sud.
Le prestazioni che spingono i pazienti a cercare cure al di fuori della propria regione comprendono principalmente ricoveri ordinari e day hospital (69,6%) e prestazioni di specialistica ambulatoriale (16,4%). Una percentuale significativa è destinata alla somministrazione diretta di farmaci (9,4%), mentre il restante 4,6% riguarda altre prestazioni.
Prevalenza delle strutture private Il trend di preferenza per le strutture private rispetto a quelle pubbliche è confermato dal Report. Nel 2021, il 54,6% della spesa per ricoveri e prestazioni specialistiche in mobilità è stato destinato alle strutture private, evidenziando una preferenza per evitare le liste d’attesa e una percezione di migliore qualità del servizio.
Tuttavia, la preferenza per le strutture private varia notevolmente tra le regioni, indicando una presenza e un’attrattiva differente delle strutture private accreditate e un indebolimento delle strutture pubbliche.
In sintesi, la Fondazione GIMBE ha già sollevato preoccupazioni riguardo all’inclusione della sanità nelle autonomie regionali, poiché potrebbe accentuare ulteriormente le divisioni esistenti tra Nord e Sud.
Fonte: tecnicaospedaliera.it