57° Rapporto Censis: Criticità nella Sanità Italiana con Risorse ‘Strutturalmente Inferiori’ e Alta Preoccupazione per il Futuro del Ss
Il capitolo dedicato al “Sistema di Welfare” nel 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2023, presentato a Roma, offre uno sguardo approfondito sulle sfide e le dinamiche cruciali del settore. Un aspetto di primaria importanza è il rilancio del Servizio Sanitario italiano, che ha sperimentato variazioni significative nella spesa pubblica sanitaria in rapporto al PIL nel periodo 2012-2022. Mentre si è registrato un incremento durante l’anno della pandemia del 2020 (7,4%), tale dato è diminuito nuovamente al 6,7% nel 2022. Un confronto internazionale evidenzia un declino del -0,4% in Italia tra il 2012 e il 2019, mentre paesi come la Francia (+15,0%), la Germania (+16,4%), e la Spagna (+7,7%) hanno registrato aumenti significativi.
Un ulteriore elemento critico è la carenza di personale sanitario, con un alto tasso di turnover, soprattutto tra medici (90%) e infermieri (95%). La prospettiva di pensionamento di un considerevole numero di medici e infermieri tra il 2022 e il 2027, rispettivamente 29.000 e 21.000, sottolinea una fragilità nel sistema che potrebbe tradursi in costi sociali rilevanti.
Il rapporto indica che gli italiani hanno vissuto un cambiamento significativo nella loro percezione della sanità nell’ultimo anno, caratterizzato dalla consapevolezza della mancata realizzazione delle promesse. La difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie a livello regionale è stata accentuata per il 75,8% a causa delle liste di attesa sempre più lunghe. Il 71% è disposto a rivolgersi a strutture private in caso di necessità, evidenziando una crescente sfiducia nel Servizio Sanitario Nazionale. Questa insoddisfazione si traduce in una preoccupazione diffusa (79,1%) per il futuro funzionamento del servizio, con la paura di non ricevere cure tempestive in caso di malattia.
Il welfare aziendale emerge come un ambito di confusione tra i lavoratori, con solo il 19,8% che dichiara di conoscere bene il concetto, mentre il 35,1% ne è del tutto ignaro. Per le imprese, il welfare aziendale rappresenta un mezzo per attirare e trattenere i lavoratori, offrendo dispositivi che migliorano la qualità della vita quotidiana e favoriscono la conciliazione tra lavoro e vita privata.
Un altro tema cruciale è l’inclusione digitale, con l’88,7% degli italiani che considera la connettività a internet un diritto fondamentale. La maggioranza ritiene che l’accesso a Internet dovrebbe essere gratuito (80,8%) e che i grandi provider dovrebbero contribuire finanziariamente per garantirlo. La tecnologia, se resa accessibile a tutti, è vista come un mezzo per ridurre le disuguaglianze sociali.
FOCUS SULL’INVECCHIAMENTO
La crescente presenza degli anziani rappresenta un fenomeno di rilevante importanza nella demografia italiana, risultante dall’incremento dell’aspettativa di vita, una caratteristica ormai consolidata nel Paese. Nel 2022, dopo una temporanea battuta d’arresto legata alla pandemia, l’aspettativa di vita ha raggiunto i 84,8 anni per le donne e i 80,5 anni per gli uomini. Questo aumento, insieme alla bassa natalità, ha portato le persone di 65 anni e oltre a costituire oltre il 24,1% della popolazione totale, superando i 14 milioni di individui. Tale percentuale è destinata a crescere costantemente, con previsioni demografiche che indicano un incremento di 4,6 milioni di anziani entro il 2050, raggiungendo il 34,5% della popolazione totale.
Mentre solo un terzo degli attuali anziani ritiene di vivere economicamente peggio dei propri genitori, il 75,4% dei giovani adulti (dai 18 ai 34 anni) è consapevole dei possibili problemi economici legati alla vecchiaia. È evidente che gli anziani del futuro si troveranno spesso a vivere in solitudine, con un aumento di anziani senza figli. Le dimensioni delle famiglie diminuiranno, con una stima media di componenti che passerà da 2,31 nel 2023 a 2,15 nel 2040. Le coppie con figli rappresenteranno solo il 25,8% nel 2040, mentre le famiglie unipersonali cresceranno fino a 9,7 milioni (37,0%), di cui quasi il 60% saranno costituite da anziani nel 2040 (5,6 milioni).
Questo aumento delle famiglie unipersonali potrebbe portare a sfide significative legate alla risposta ai bisogni assistenziali e alla carenza di relazioni sociali, soprattutto considerando che le donne rappresenteranno la maggioranza degli anziani che vivono da sole. Attualmente, il 63,6% delle donne anziane che vivono da sole ha più di 64 anni, e questa percentuale è destinata a salire al 71,7% nel 2040, rispetto al 40,4% degli uomini anziani soli.
Inoltre, nel 2021 c’erano 1,9 milioni di anziani con gravi limitazioni funzionali, rappresentando il 13,7% del totale degli anziani e il 63,1% delle persone con limitazioni in Italia. Sebbene ci sia stata una riduzione rispetto al 2012, con dati rispettivamente al 15,7% e al 64,1%, le stime per il 2040 indicano che un significativo 10,3% continuerà a sperimentare problemi di disabilità correlati a queste limitazioni, con un aumento del loro peso complessivo al 67,2%. Ciò solleva una questione cruciale riguardo al crescente bisogno di assistenza legato agli effetti epidemiologici dell’invecchiamento, accentuato dalle malattie cronico-degenerative e dall’impatto delle dinamiche demografiche.
Fonte: sanita24.ilsole24ore.com