Il Sistema Sanitario italiano deve pagare per le cure all’estero
Come ha stabilito la Cassazione, chi è affetto da patologie gravi e non può ottenere prestazioni assistenziali tempestivamente o in forma adeguata in Italia, ha diritto a curarsi all’estero. Il sistema sanitario nazionale sarà tenuto ad autorizzare e rimborsare le cure che non è in grado di assicurare.
Questo è quanto ha affermato la Corte di Cassazione in merito al caso di una bambina senese che necessitava cure di alta specializzazione che l’Italia non era in grado di assicurarle.
Per poter usufruire del trattamento di cui necessitava, era essenziale il rilascio dell’autorizzazione da parte dell’Usl di competenza per poter ricevere il rimborso delle spese che la famiglia avrebbe anticipato. Tra le spese vi rientravano volo, vitto, alloggio e terapia.
Mentre il primo ciclo di cure venne autorizzato, il secondo ciclo non ottenne l’autorizzazione da parte dell’USL. Ecco perché fu necessario l’intervento della giurisprudenza italiana per poter risolvere il contenzioso.
Nonostante l’USL abbia fatto richiesta della restituzione del costo del primo ciclo di cure davanti alla Corte di Appello, questa ha però riconosciuto alla minore il diritto alle cure estere e al rimborso delle spese sostenute.
In ultimo, anche la Cassazione ha confermato il diritto per il cittadino italiano a ricevere assistenza sanitaria in un altro Paese, ottenendo il rimborso delle spese da parte del Sistema Sanitario Nazionale. È stato così ribadito l’importanza dell’articolo 32 della Costituzione.
Questo diritto del cittadino viene esteso a livello comunitario con la Direttiva 2011/24/UE, la quale garantisce ai cittadini europei la possibilità di ricevere, a determinate condizioni, prestazioni sanitarie in un Paese UE diverso da quello di residenza e ottenendo, una volta rientrati, il rimborso della cura transfrontaliera.
Source: www.interris.it